Rete “Casa Ciampino”, un anno di solidarietà popolare nell’era Covid
Un anno fa la pandemia da Covid-19 costringeva il nostro paese, primo in Europa e tra i primi nel mondo, a sperimentare un lockdown totale su tutto il territorio nazionale. Da subito, insieme ad altre decine di realtà mutualistiche, comprendemmo che stava iniziando una crisi non solo sanitaria, ma sociale, economica, psicologica, degli spazi e dei tempi dell’agire collettivo, che non sarebbe durata poco. Le esigenze delle classi popolari, con le quali ci battiamo da prima della pandemia, sono diventate via via più estese e la sofferenza in termini economici ha toccato dei picchi molto alti per tutte le fasce di popolazione il cui sostentamento dipendeva da lavoro in nero o lavoro saltuario. Le nuove necessità sociali hanno richiesto da parte delle organizzazioni formali ed informali sui territori un impegno massiccio e forse inedito. Il peso della crisi è caduto sugli stessi di sempre, il conto lo stanno pagando gli ultimi.
Così, esattamente un anno fa, nasceva la rete “Casa Ciampino” tra le associazioni Officine Civiche, Nonna Roma e Ciampino Bene Comune, impegnate in un intenso lavoro di mutualismo insieme ad alcune delle famiglie che hanno patito maggiormente il peso della crisi, delle chiusure senza adeguate risposte economiche dalle istituzioni locali e nazionali. Fin da subito abbiamo chiarito che la rete non nasce per fare beneficenza, né per sostituirsi allo Stato, ma con l’obiettivo duplice di incalzare il potere amministrativo e di creare solidarietà popolare dal basso laddove queste risposte non arrivano o laddove arrivino risposte lacunose e poco efficaci.
Ogni giorno ci occupiamo di una serie di problematiche che investono i nostri quartieri. Ogni pacco alimentare diventa un’occasione per provare a risolvere, insieme, questioni come la compilazione di domande per i buoni spesa, problemi legali, abitativi, educativi, anche grazie alla militanza e alle competenze accumulate negli anni dalle associazioni della nostra rete. Nonostante le scelte spesso miopi della politica locale, ma grazie all’enorme solidarietà della cittadinanza che ci sostiene attraverso piccole donazioni, siamo stati in grado di fornire un aiuto concreto a circa 150 nuclei familiari in un anno. Tante volontarie e volontari si sono aggiunti alla rete, abbiamo esteso le collaborazioni con realtà sociali, piccolo commercio, famiglie che si impegnano a dare una mano al prossimo.
Abbiamo continuato a chiedere un potenziamento della sanità pubblica territoriale, istruzione accessibile per ogni famiglia, continuità di reddito per lavoratori e lavoratrici. Abbiamo chiesto meno assistenzialismo e più dignità nei nostri territori. Anche per questo siamo stati parte attiva nelle mobilitazioni dello scorso autunno sotto lo slogan “tu ci chiudi, tu ci paghi”, partecipando ai cortei romani insieme ai movimenti per l’abitare ed organizzando anche a Ciampino momenti di confronto e rivendicazione.
Quasi nessuna risposta è arrivata, la fame sta diventando un dramma anche per fasce sociali che non avevano mai vissuto la povertà strutturale ma che la stanno sperimentando oggi. L’allarme viene lanciato anche da un recente studio ISTAT, i “nuovi poveri” sono un milione in totale controtendenza rispetto agli anni passati. Le misure assistenziali sembrano l’unica strategia politica delle istituzioni, l’idea di una patrimoniale è stata accantonata anche nelle sue proposte più lievi, mentre la crisi di governo manovrata da Confindustria e i primi passi dell’esecutivo Draghi ci restituiscono un quadro desolante, dove chi ha di più non ha nessuna intenzione di pagare.
Quello che temiamo è che nei prossimi mesi l’onda di povertà arrivi ad investire in maniera permanente anche altre fasce di popolazione e ci rammarica sapere che molte di queste persone potranno contare su pochissimi strumenti amministrativi di contrasto e su nessun intervento di lotta alle disuguaglianze. Anche a Ciampino, nonostante il lavoro encomiabile degli uffici dei servizi sociali, non c’è stato da parte della politica alcun tipo di trasparenza, di coordinamento, neppure di considerazione nei confronti delle realtà sociali che in questi mesi hanno sopperito alle difficoltà amministrative, ed anzi, spesso abbiamo assistito addirittura a tentativi (maldestri) di controllare ed imbavagliare la solidarietà organizzata.
Da parte nostra, continueremo a fare solidarietà popolare e mobilitarci. Continueremo a porre le basi per una società più giusta che non lasci indietro nessuno e chiederemo sempre a gran voce alle istituzioni, locali e non, di mettere in campo tutte le buone pratiche affinché il bene comune venga perseguito con ogni mezzo necessario.