30 Maggio 2016 - Guglielmo Abbondati - Divulgazione

Abbondati sulla questione “vincolo di mandato”: l’unico vincolo è con la città

La dichiarazione di non sostenere più l’azione del Sindaco Terzulli e della sua Giunta, resa come rappresentante della lista Sel-tutta un’altra storia in Consiglio Comunale ha prodotto una reazione del Pd, sintetizzata in una  nota stampa apparsa in rete, che merita qualche riflessione. Si sono scomodate categorie alte come la morale, l’etica, la coerenza che in politica è tanto facile evocare ma molto meno  praticare. Comunque se avessi voglia di approfondire l’altezza di tali insegnamenti, consentitemi di scegliere qualche interlocutore più credibile. 

Chi ha scritto quel comunicato, ha introdotto una personale ed originale definizione del vincolo di mandato, ossia il presunto condizionamento  morale che legherebbe la propria carica elettiva alla coalizione con la quale ci si è presentati e agli elettori che l’hanno votata.  Per cui la scelta di non sostenere più l’operato dell’Amministrazione, che è una casualità riconosciuta possibile perfino dal Pd, imporrebbe le dovute e coerenti dimissioni da Consigliere comunale del sottoscritto.

Ora l’articolo 67 della vigente Costituzione, neanche oggetto dell’impeto riformatore della Ministra Boschi, recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Si stabilisce cioè che i parlamentari eletti e per assimilazione ogni carica elettiva,  sono liberi di esercitare le loro funzioni senza essere obbligati a votare come dice loro il partito con cui sono stati eletti. Figuriamoci la coalizione. Basterebbe guardare cosa succede in Parlamento e con chi il Pd oggi governa per valutare la coerenza di quanto asserito.

In realtà il legame tra l’eletto e gli elettori viene concepito come “responsabilità politica”, non come un “mandato imperativo”, che è vietato. Coloro che sono  eletti ad una carica elettiva  possono agire liberamente e non esiste alcun mezzo giuridico per costringerli a rispettare eventuali accordi, né lo si può citare in giudizio a rispondere del suo comportamento e delle sue scelte.

Ora ciò che ha costituito l’accordo, all’esito della consultazione primaria, con Giovanni Terzulli e le altre forze politiche che ne hanno sostenuto l’elezione a Sindaco di Ciampino, sono le firme messe in calce al Programma elettorale presentato agli elettori e non altro. Quello sì, impegno politico forte e moralmente vincolante, come anche il testo unico su gli enti locali riconosce. Per questo due anni fa nel Consiglio inaugurale della sindacatura Terzulli dichiarammo il sostegno leale al Sindaco, ogni qual volta quel programma di cambiamento fosse stato attuato, nel segno di una profonda discontinuità con l’ultima stagione di governo del centrosinistra.

Abbiamo scelto di dare parola e rappresentanza ad una comunità di donne e uomini che vive la politica con passione, come ambito per trasformare e migliorare la condizione di vita della propria comunità e del proprio paese. A questi rispondiamo e non ad altri,  cui non dobbiamo proprio nulla. Chi si è sottratto nel tempo a questo continuo e responsabile confronto collettivo, non può dirsi sorpreso delle scelte assunte dalla comunità politica che pure aveva deciso di rappresentare.  Per noi questioni come la tutela dell’area Mura dei Francesi, l’acquisizione al patrimonio pubblico dell’IGDO, un nuovo Piano regolatore che arresti il consumo insensato di altro suolo, la vicenda delle Aziende comunali e dei beni comuni, un nuovo modello di mobilità urbana, la questione ambientale a partire dalla vicenda del Pastine erano e sono le priorità da affrontare con decisione.

Dopo due anni dobbiamo prendere atto con rammarico che quel programma di cambiamento, almeno nelle sue parti fondamentali,  non è più al centro dell’agenda di governo di quest’Amministrazione. Purtroppo quanto accaduto nell’ultimo anno dimostra che altri sono i decisori che fanno l’agenda di governo e orientano le decisioni sul futuro della città. Il piano integrato di Via Reverberi e la vicenda dell’IGDO sono emblematici della perfetta continuità con il passato, dove le decisioni più importanti vengono  assunte tra pochi interessati. E non può valere, come più volte ha asserito il Sindaco, che su vicende non scritte nel programma di mandato, il vincolo di coalizione non conta quando bisogna votare. A proposito di vincolo di mandato.

Per noi l’unico vincolo è con la città e con quanti hanno sperato che il centrosinistra riprendesse la strada del cambiamento. Nessuna scelta di comodo né alcun disimpegno, come qualcuno spera. Continuiamo a lavorare insieme  per dare a questa comunità le riposte che attende da troppo tempo.