21 Dicembre 2021 - Luciano Zerega - Divulgazione

Da Pinochet a Boric. Cosa è successo in Cile?

E’ idea comune che il Cile sia l’Inghilterra dell’America Latina, un paese in via di sviluppo e moderno, che non ha nulla a che vedere con i vicini continentali, né per crescita economica né per indici economico e di sviluppo. Negli ultimi trent’anni il Cile, seppur con una superficie coltivabile paragonabile a quella dello Yemen, è stato paragonato alle superpotenze vicine come Argentina e Brasile. Ma nessun indice o indagine ha permesso di prevedere ciò che sarebbe accaduto nell’Ottobre del 2019 con “el estallido social”, ossia una ondata di manifestazioni e richieste sociali che hanno portato il paese ad avviare un processo costituzionale, per abrogare la Costituzione promulgata dal governo militare di Pinochet nel 1980. Fino al 19 Dicembre del 2021: la vittoria da parte della coalizione Apruebo Dignidad con candidato eletto presidente Gabriel Boric, 35 anni, ex leader studentesco.

I Chicago Boys, Friedman e il “miracolo cileno”

Nel 1970 un gruppo di studenti universitari della Universidad Catolica de Chile furono scelti per studiare all’Università di Chicago, sotto Milton Friedman e Arnold Harberger. Alcuni di loro divenendo addirittura proprio dei discepoli delle idee di Friedman, perseguendo il pensiero neoclassico e liberista, orientata sul laissez-faire. Nel 1975, assumendo l’amministrazione del ministero dell’economia, sotto il governo militare di Pinochet, il gruppo passato alla storia come i “Chicago Boys” avviarono un processo di privatizzazioni e liberalizzazioni dell’economia, varando anche un’importante riforma del sistema pensionistico, basata su una liberalizzazione e privatizzazione del monopolio pubblico della previdenza pensionistica, il modello dei fondi pensioni privato definito come AFP (Administradoras de fondos de pensiones), insieme al modello privatistico della copertura sanitaria ed infine l’educazione privata. Friedman stesso lo definì il “miracolo cileno”, evidenziando come le politiche perseguite avessero riportato il paese alla crescita economica, insieme anche l’esperimento monetarista tra il 1975 e 1983. Il modello fu “perfezionato” dalla Costituzione del 1980, della quale lo stesso ideatore Jaime Guzman disse “E’ fatta affinché se vince il nemico, lo Stato non cambia”, marcando così la linea delle politiche neo-liberiste per i successivi quarant’anni.

Gli ultimi 30 anni

Il Cile è una repubblica presidenziale con un regime democratico, caratterizzato da una forte tecnocrazia degli economisti. Dopo la dittatura di Pinochet (1973-1990), il presidente Patricio Elwin (1990-1994) della Democrazia Cristiana, insieme alla coalizione “Concertacion”, traghettò il paese in una regime democratico, senza riformare le istituzioni nate sotto la dittatura. Susseguirono governi di centro, centro-sinistra, e infine, dopo vent’anni, un’alternanza tra le due aree politiche. Seppur le riforme costituzionali, per meglio dire “rettifiche costituzionali”, non siano mancate, il modello economico-sociale rimase pressoché il medesimo. La crescita economica fu evidente, mentre l’Argentina affrontava crisi economiche storiche, il Cile iniziava ad affermarsi come potenza economica regionale, attrattiva per gli investimenti, firmando trattati di libero scambio con l’UE, gli USA, Corea del Sud, Cina ed altri paesi sudamericani. Il PIL dagli anni 2000 iniziò a crescere a tassi annuali compresi tra il 3% e il 7%, con una rottura nel 2009 a causa della crisi americana dei “Subprime”, per poi riprendere a crescere a ritmi più lenti, fino ad avere una letterale “frenata” negli ultimi anni. Il PIL pro-capite è negli ultimi vent’anni è duplicato nel primo decennio, passando da 9553,567 $ nel 2000 a 18.161,86 $ nel 2010, e nel seguente decennio crescendo di un +35% passando da 20.342,57$ a 27,002,26$.

Le disuguaglianze

Seppur questi dati macro-economici ci permettono di dire che il paese negli ultimi 20 anni ha avuto una crescita avanzata, i dati della Comision Economica para America Latina y el Caribe (CEPAL) rilevano come la ricchezza media delle singole famiglie cilene si assesti intorno ai 115mila dollari. Tuttavia la disparità è tra la metà più povera dei cittadini, che si ferma a quota 5mila dollari contro i 760mila del 10% della popolazione, e gli oltre 3 milioni di dollari del 1% dei cileni più ricchi.

Ancora oggi il paese risente di un’eredità storica latifondista, di retaggio padronale-coloniale che vede un decimo della ricchezza nazionale controllato da circa 550 famiglie.

I livelli di inflazione nel paese sono relativamente bassi, rispetto alla vicina Argentina, senza contare il caso del Venezuela. Tuttavia, i salari minimi registrati superano a malapena i 420 dollari mensili e lo stipendio effettivo della metà più povera della popolazione si assesta intorno a 560 dollari mensili. Il costo della vita è più elevato di quanto si immagini, per parlare di proporzioni su beni di consumo giornalieri, poi “casus belli” delle manifestazioni dell’Ottobre del 2019, il biglietto del trasporto pubblico si assesta oltre il dollaro americano, praticamente il costo del biglietto nei paesi sviluppati.

Considerando anche che il paese continua a vivere con lo stesso modello liberista dei Chicago Boys, una Costituzione che riduce l’intervento statale e stabilisce che la sussidiarietà appartenga agli enti locali, ove sia possibile, la situazione del Welfare State nel paese è ridotta a poche strutture per lasciare spazio al mercato, dove la domanda e l’offerta possano regolare dall’offerta dei punti sanitari, la previdenza pensionistica ed anche il sistema educativo. Per il sistema pensionistico viene applicato il sistema a “capitalizzazione”, non valido per le forze armate, cui al contrario è garantito un meccanismo contributivo tradizionale più favorevole, così lasciando la maggior parte della popolazione con pensioni eccezionalmente basse, qualche volta persino inferiori al salario minimo. Di conseguenza chi dispone di maggiori risorse può condurre uno stile di vita in linea con l’offerta disponibile, altrimenti è costretto ad indebitarsi oppure non ricorrere ai servizi di maggiore qualità e disponibilità. In questo modo le disuguaglianze sono ancor più marcate ed evidenti.

Estallido Social

Nell’Ottobre del 2019, dopo la decisione del governo di aumentare il prezzo del biglietto della metro, gli studenti insieme ad altri settori della popolazione iniziarono a manifestare. Il governo di Sebastian Pinera (centrodestra) dichiarò lo stato di emergenza nel paese, con conseguente coprifuoco. Le manifestazioni hanno coinvolto tutto il paese fino a costringere il governo e il Congresso ad avviare un processo costituzionale, con un quesito referendario che chiedeva alla popolazione di cambiare la Carta del 1980 e se farlo con un’apposita Assemblea costituente oppure un misto tra Congresso eletto ed Assemblea.

Il risultato è stato storico, con una vittoria schiacciante della scelta del “Apruebo” (78,2%), ossia la scelta di cambio costituzionale, dove nella capitale soltanto tre municipi, quelli caratterizzati per essere tra i più ricchi, hanno visto vincere il rifiuto di tale proposta.

Oggi in Cile proseguono i lavori dell’Assemblea costituente e il 19 Dicembre del 2021 Gabriel Boric, sostenuto dalla coalizione Apruebo Dignidad (sinistra), ha vinto le elezioni presidenziali contro il candidato dell’estrema destra Jose Antonio Kast, dando continuità al processo avviato nel 2019. Ha 35 anni, da giovanissimo è stato leader studentesco e ha portato migliaia di ragazzi in piazza per richiedere un’educazione gratis e di qualità, costringendo il governo di Bachelet (centrosinistra) e poi quello di Pinera (centrodestra) ad avviare riforme nell’istruzione cilena. Adesso comincia la sfida più grande che ha annunciato a tutto il paese nel suo primo discorso: fare del Cile un paese più giusto ed equo per tutti.