28 Ottobre 2020 - Luciano Zerega - Divulgazione

Due chiacchiere con Diva Serra, del comitato romano di “Chile Despertò”

Il Cile ha scelto: con oltre il 78% di elettori a favore è stata cancellata la Costituzione, imposta 40 anni fa sotto la dittatura di Pinochet. L’ottenimento di un nuovo testo costituzionale era, infatti, una delle principali rivendicazioni che hanno infiammato le piazze cilene lo scorso anno. A dare origine alle proteste è stato lo “estallido social”, un movimento studentesco contrario all’aumento del costo dei biglietti della metro. Le proteste, tuttavia, non si sono limitate ai mezzi pubblici ma hanno coinvolto tutti gli aspetti del paese. L’estallido social si è così trasformato in un movimento sociale per la dignità del popolo, con slogan come “fino a che la dignità non sia abitudine” e “non sono 30 pesos, sono 30 anni”.

Il processo iniziato l’anno scorso ha generato forti mobilitazioni, scosso l’opinione pubblica e messo in discussione temi come sanità, pensioni, parità di genere e diritti delle minoranze. Attraverso il dibattito nazionale è stato coinvolto ogni membro della società cilena, riuscendo a portare avanti le istanze del movimento senza aver bisogno dei partiti. Questi, infatti, si sono trovati messi all’angolo e costretti ad ascoltare le piazze, alcune delle quali hanno persino cambiato nome (come Plaza Italia, divenuta Plaza de la Dignidad).

Il risultato è stato un plebiscito che chiedeva al popolo cileno se cambiare la Costituzione e se farlo con un’assemblea mista, tra eletti e vecchi congressisti, oppure con un’assemblea completamente nuova ed eletta dal popolo. Ha vinto il sì e la nuova costituzione sarà redatta da una nuova assemblea costituente. Questa sarà completamente eletta dal popolo e prevederà, al suo interno, sia la parità di genere che una rappresentazione speciale per le popolazioni indigene. Una meravigliosa manifestazione di democrazia del popolo cileno.

E’ per questo che oggi intervistiamo Diva Francesca Serra Cruz a nome del comitato “Chile Despertò” di Roma. Diva è un’avvocatessa cilena che studia all’università della Sapienza e che si è occupata, insieme alla comunità cilena, di sensibilizzare ed organizzare il voto all’estero per i cileni.

Ciao Diva, parlaci un po’ di te, come nasce “Chile Despertò” e quali battaglie sostiene.

Sono Diva Serra, sono avvocato e sono a Roma da 3 anni per un dottorato in diritto penale. Quando è esploso il conflitto sociale in Cile mi trovavo qui a Roma, e come tanti cileni ho sentito il bisogno di stare insieme, di sostenerci a vicenda e organizzarci per dire ai nostri compatrioti che stavamo con loro. Sentivamo anche il bisogno di far presente che la comunità cilena all’estero ha tanto da dire su come abbiamo vissuto i problemi del paese, perché non si smette di essere cileno solo perché vivi altrove. Così abbiamo formato un gruppo e la gente si è unita subito, abbiamo manifestato in piazza a Roma, in altre città d’Italia e in diversi paesi, costruendo un po’ alla volta una rete con la quale organizziamo il lavoro in Italia, ma sempre in base a ciò che pensano l’assemblee sia di Roma che di altre città.

In Italia, quando si parla del Cile, si ricorda spesso Allende e la dittatura di Pinochet, ma anche gli Intillimani e Victor Jara, senza dimenticare i calciatori. Eppure il Cile non è solo questo. Secondo te, come dovrebbe essere visto il Cile dopo questa vittoria?

Penso si tratti di un piccolo e allo stesso tempo grande passo per la costruzione della nostra storia, poiché abbiamo mostrato al mondo che si può risolvere una cosa così importante attraverso il cammino democratico, che i popoli sono più maturi di quanto si pensa e che riescono a capire perfettamente come vogliono costruire il loro destino. Oggi ci hanno chiesto se vogliamo cambiare una costituzione e come vogliamo che questa sia scritta, sembra una domanda semplice ma implica un enorme significato politico. Penso che oggi il mondo ci possa guardare per quello, cercando anche di capire che nessun abuso può durare per sempre, perché la gente si stanca e reagisce chiedendo ciò che è giusto. Così ha fatto il Cile, e così stiamo cominciando un percorso democratico che sarà lungo ma che rappresenta un’opportunità meravigliosa.

Spiegaci cosa succederà oggi, dopo questa vittoria dell’ “apruebo”, ovvero del sì. Quali sono i passaggi che ci saranno e come vedi la situazione in Cile?

Nonostante la gioia tutti sappiamo che, come ho precedentemente detto, è appena cominciato un cammino. Oggi dobbiamo tutti metterci d’accordo per decidere chi saranno le persone che ci rappresenteranno in questa Convenzione Costituzionale, la prima al mondo completamente paritaria tra uomini e donne. L’elezione dei rappresentanti deve ancora avvenire e la scadenza per iscrivere i candidati è a gennaio. Questo è il primo passaggio, in cui si deve assicurare la partecipazione di tutti quelli che hanno veramente fatto parte dell’ “approvo”, per tradurlo in italiano, in modo che questo 78% di voti sia trasformato in rappresentanti che introducano i cambiamenti che la società oggi esige. Dopodiché avranno 12 mesi per scrivere la nuova Carta costituzionale e poi ci sarà un nuovo referendum, chiamato “di uscita” per approvare il nuovo testo. Noi, all’estero, ci troviamo oggi in una sfida particolare dal momento che non possiamo scegliere né essere scelti come membri di questa Convenzione. Questo evidenzia i problemi di partecipazione all’estero, dove sono iscritti soltanto 59.522 cileni su un totale di più di un milione. Il nostro scopo principale è che sia finalmente discusso un progetto di legge che crei un distretto internazionale per scegliere i nostri rappresentanti alla Convenzione, nonché continuare a chiedere la regolazione del voto per corrispondenza che potrebbe permettere a tanti cileni che abitano lontano dai consolati di votare. Oggi è infatti indispensabile rivolgersi ad un consolato, spesso molto lontano, e tanti rimangono esclusi (si pensi ai cileni che abitano in Sicilia o a Malta e che devono venire fino Roma).