19 Ottobre 2019 - - Divulgazione

Incontro plurinazionale delle donne e delle dissidenze

Undici ottobre 2019, Buenos Aires, Argentina. 
Sono le 17.00, si suppone che sia iniziata la primavera ma c’è un tempaccio, cielo grigio ed acquazzoni.  Mi carico gli zaini in spalla e mi avvio verso la stazione dei treni, direzione La Plata. I miei ricordi del treno che collega CABA (Città Autonoma di Buenos Aires) a La Plata non sono dei migliori, molto insicuro e pieno di delinquenza, quindi parto un po’ preoccupata. 

Arrivata in stazione invece mi si riempie il cuore di gioia, insieme a me ad aspettare il treno ci sono un sacco di altre donne con zaino e “pañuelo verde” (il fazzoletto simbolo della lotta per l’aborto libero e gratuito), sorrido, mi fanno sentire sicura! 
Ad aspettarmi a La Plata c’è Maria, un’amica che con un sorriso da orecchia a orecchia mi dice che ha comprato tante cose sfiziose per cenare perché a breve arriveranno altre due amiche, e dormiremo tutte insieme per recarci il giorno seguente in centro, a fare l’iscrizione, e poi spostarci, con materassi gonfiabili e zaini, a casa di Lorena, che abita giusto di fianco a piazza San Martin, punto strategico per raggiungere i vari laboratori. 
Il sabato mattina purtroppo gli acquazzoni non smettono di inondare la città, pensiamo a quelle povere donne che stanno accampate nelle piazze, staranno nuotando! 

L’organizzazione in maniera tempestiva sposta l’apertura e l’iscrizione al coperto. Quando arriviamo alle 10 c’è già una coda lunghissima per ritirare la cartellina contenente la lista dei laboratori, una mappa ed altre informazioni utili. 
C’ è un gran movimento, chi appena arrivata da un lungo viaggio, ancora con lo zaino sulla schiena e la faccia assonnata, chi invece fa parte dell’organizzazione ed è già in piedi da svariate ore e corre su e giù dando indicazioni, cercando di rendere sicuro ed accogliente il posto. Lungo  la fila c’è una griglia già accesa con la carne che cuoce, varie auto aperte con ogni tipo di delizia da vendere alle più affamate, e certamente mate fumanti che passano da una mano all’altra delle compagne. 
Dopo aver ritirato la nostra cartellina, assistiamo ai discorsi di benvenuto, dove le rappresentanti di varie associazioni che lo desideravano potevano presentarsi. 

Una delle cose che più mi ha colpito é stato il discorso di una signora mapuche che alla fine ha cantato una canzone di sorellanza in lingua quechua, facendo ripetere anche a noi il ritornello, meraviglioso. Una sala piena di donne che battevano le mani e cantavano in coro parole alla maggior parte di noi sconosciute, ma dal significato intenso, il cuore palpitava ed i peli sulle braccia ergevano dritti come spilli! Fuori non smetteva di piovere ma non si percepiva nessuno sconforto nell’aria, dentro quell’aula si respirava a un’energia fortissima, nulla fermerà questa marea verde, nemmeno la tempesta! 

Il pomeriggio dalle 15 alle 18 iniziavano i laboratori. 
Con una nuova amica, Soledad ed il suo pancione di 5 mesi, scegliamo tra i più di 100 di andare allo stesso laboratorio: “donne e terapie alternative” , mentre le altre due amiche avevano scelto “donne ed abolizione della prostituzione” , per potersi confrontare  e capire quale posizione gli fosse più affine, visto che  l’anno precedente erano state a quello di “donne prostitute” . 
È davvero incredibile la quantità di laboratori interessantissimi che ci sono, viene voglia di partecipare a tutti! Ogni laboratorio è autogestito, nel caso in cui ci siano troppe partecipanti se ne creano uno o più paralleli, essendo lo scopo il dibattito ed il confronto,l’unica cosa necessaria è che una volontaria si proclami moderatrice e che l’ultimo giorno scriva insieme alle partecipanti le conclusioni da presentare durante l’atto di chiusura. 

Finiti i laboratori le strade sono colme di vita, la città è piena di eventi culturali, una fiera artigianale circonda piazza San Martin, il fumo di carne ed empanadas alla grigia volteggia nell’aria giocando con bandiere di ogni colore. Per fortuna ha smesso di piovere già da qualche ora. 
Decidere cosa fare è difficilissimo ci sono troppe attività culturali interessanti. Scegliamo di viverci un po’ la strada e la piazza e di andare poi a riposare un attimo a casa, per poi andare ad un concerto. 
La domenica mattina ricominciano i laboratori dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, io ed Elena, un’amica italiana che mi ha raggiunta la sera precedente, decidiamo di andare ad un laboratorio che si chiama “donne e strumenti per esprimere le emozioni”. 
Quanto vissuto in quel laboratorio è stato stupendo, la moderatrice Marylu ci ha prima raccontato ciò che avevano fatto nei laboratori precedenti, siccome eravamo in molte nuove partecipanti, ci ha spiegato l’importanza della consapevolezza del nostro respiro nella gestione delle emozioni e per farci riscaldare ed entrare in confidenza le une con le altre, ci ha fatto fare alcuni esercizi di respirazione individuali e in coppia. Una volta a nostro agio ha poi chiesto alle nuove partecipanti di presentarsi e di dire come ci sentivamo. 

In quell’aula saremo state 150 donne, di tutte le età e provenienze (di tutta l’Argentina, ma c’erano anche ragazze cilene, una ragazza boliviana e noi due italiane), man mano che ognuna parlava l’ambiente si faceva sempre più caldo, ciascuna raccontava le proprie emozioni e considerazioni con totale sincerità, i visi di tutte le partecipanti, a turno, si inondavano di lacrime o si illuminavano e sbocciavano in sorrisi a millemila denti! 
Siamo uscite da quella stanza KO, ma con il cuore pieno di tutte storie ed emozioni raccontate e una gran leggerezza! 

Alle 18 appuntamento tutte a casa di Lorena, dove tra glitter, trucchi, brillantini, indumenti verdi e fucsia ed euforia ci siamo preparate per la parata!
La parata passava proprio sotto casa, dal balcone si iniziavano a sentire i primi cori e rulli di tamburo!  Il campanello suonava in continuazione, ad un certo punto prima di uscire di casa eravamo 16 stupende donne più due pancione di 5 mesi, pronte per scendere in strada a manifestare per i nostri diritti! 
Pare che abbiano partecipato più di 200.000 persone, il corteo raggiungeva i 20 isolati, più o meno 3 chilometri! Una luna piena maestosa vegliava su di noi splendente più che mai, ci illuminava la strada, il cammino del cambiamento! 

Se cuidan, cuidan, se cuidan los machistas, America Latina sera toda feminista” era uno dei tanti slogan insieme a quelli pro aborto libero e gratuito, terminando con lo storico: “que momento, que momento a pesar de todos les hicimos el encuentro“, slogan ricorrente ogni anno durante la marcia che nonostante tutto ciò che accade politicamente e socialmente parlando, ed i vari tentativi di boicottaggio, si riesce a fare sempre e comunque! 
Il corteo è terminato allo stadio unico dove ad attenderci c’era ogni sorta di cibo, e vari gruppi di donne pronte a farci riscaldare i corpi, congelati da due ore di marcia! 

Il lunedì mattina durante l’atto di chiusura vengono lette le conclusioni dei vari laboratori ed attraverso applausometro si decide la sede dell’anno successivo, che nel 2020 sarà San Luis. 
A casa di Maria ci aspettavano José e Gustavo che avevano preparato il pranzo visto che Maria li aveva chiamati dicendo che noi non avremmo potuto farlo perché eravamo occupate a cambiare il mondo! Un bellissimo pranzo di discussioni, confronto e scambio di opinioni, condito da risate, empanadas e vino. 

Ore 19.00 è l’ora di salutare La Plata, domani la gente ricomincia con la vita di tutti i giorni ma la città non sarà più la stessa, le strade parlano, murales, poster, scritte restano sui muri, indelebili a ricordare il fermento che le ha attraversate e come a proteggere le donne che le attraverseranno! 
José una volta caricate me, Elena, Belen e la loro bimba di 8 anni Delfina, nel cassone del furgoncino, accelera e via, si parte, con il vento in faccia scoppiamo a ridere tutte e quattro, che felicità e quale sensazione di libertà! 
Mentre aspettavamo il bus, al bar una tavolata di una decina di donne dietro di noi attira la nostra attenzione: fazzoletti verdi, impossibile non attaccare bottone! Terminiamo così tutte abbracciate con un invito a passare per Comodoro (Comodoro Rivadavia, città della Patagonia., ndr). 
Con il cuore pieno di gratitudine è iniziato così il nostro viaggio verso la fine del mondo! 

Viva la rivoluzione femminista!