1 Marzo 2020 - Luciano Zerega - Divulgazione

Malerba che rompe l’asfalto: fare punk a Ciampino

A qualche settimana dalla data del 6 Gennaio all’Alvarado Street, abbiamo accolto nella nostra sede di Officine Civiche la band Ciampinese, i Malerba, nella voce di Giorgio Ripani – detto J – e Andrea Strazzulla – detto Strazz. Per la rubrica “support your local” ho intervistato la band hardcore-punk che canta Ciampino Pagana e nei cori delle loro canzoni si possono trovare anche frasi come “Ciampino è già fallout”. 

Chi siete e come nasce il nome Malerba? 

“Giorgio e Andrea, nelle veci dei Malerba, mancano due componenti. Siamo in quattro: Giorgio, Andrea, Roberto e Federico.” risponde J e ci tiene a sottolineare “i cognomi con ci interessano, quando si parla del gruppo, perché nel momento in cui saliamo sul palco siamo i Malerba”. Conferma Andrea ed aggiunge “l’idea è di non mettere l’accento sulla persona. Il nome viene fuori da una serata al King Arthur, pub qui a Ciampino, e l’idea è quella dell’erbaccia. Nata senza che nessuno volesse e che comunque buca l’asfalto. Rompe l’asfalto”.  

E come nasce il progetto e con quali influenze? 

“Siamo nati 5-6 anni fa, come becera cover band. Da un’idea di Federico, che incontrai ad una festa di compleanno e da lì scattò il tutto.” ci racconta J, che sembra raccontare una storia diversa da quella di Strazz: “Non sono completamente d’accordo, però non avendo memoria della cosa, potrebbe essere così. Me la ricordo invece che io e Roberto abbiamo fatto nascere la cosa”. Silenzio alla Sandra e Raimondo, risponde J: “Ok, allora possibile che queste cellule si sono incontrate ed hanno fatto nascere i Malerba”.
“Un paio di anni fa abbiamo cominciato a suonare assiduamente e…”, continua Strazz. 
J: “…e trovare la necessità di iniziare a comporre le nostre proprie canzoni e non abbiamo iniziato con l’Oi!. Poteva essere punk, hardcore, etc.. Quando poi abbiamo deciso la strada, abbiamo deciso di fare Oi!  

Sappiamo che il vostro EP è uscito il 3 Giugno 2019, su Youtube, BandCamp e Spotify. Come nasce e come l’avete ideato?

“Non avevamo inizialmente un’idea precisa. Abbiamo buttato giù i testi e poi il lavoro è andato avanti. L’EP è più una necessità di spendibilità presso i locali. Non tanto un lavoro di alta qualità di composizione e mastering. Anzi di mastering si”. Inoltre, ricorda Strazz, “non volevamo fare un lavoro di alta qualità compositiva. Doveva essere in linea con il genere”. 

Nella sesta traccia, c’è la collaborazione con Luigi Monsurrò, che si presenta nelle vesti di Tristo per il pezzo “fallout”. C’è anche Samuele Cima al mixaggio dell’EP. Insomma c’è una collaborazione con il collettivo Monolithe. Che rapporto c’è? 

“La mia presenza ormai è assodata in quell’ambiente”, risponde J e continua: “La volontà di avvicinarci a quel mondo è perché è un collettivo di Ciampino e ci appartiene. C’è una sorta di volontà di rappresentare il territorio.” Strazz: “Si, ma poi siamo amici, c’è più un rapporto personale che collettivo”. Inoltre J ricorda: “Anche perché a livello di Monolithe la rappresentazione del genere non c’è, fanno altro. Però c’è un rapporto solidale”.  
E’ stato anche divertente, raccontano, come è nata la collaborazione con il Tristo: “Ho mandato un vocale a Luigi e gli ho detto se voleva venire a fare un pezzo. Una settimana dopo, ecco lì che stavamo in studio”. 


Nell’EP c’è un po’ di tutto, per quanto riguarda i temi, sicuramente c’è il rifiuto verso i luoghi comuni, di situazioni, che riprende la vena punk, immagino.

Strazz: “Soprattutto nasce dal fatto di venire da ambienti come centri sociali oppure di sinistra, ci teniamo a rompere gli schemi e prendere in giro”. 

Soprattutto c’è anche una serie di luoghi citati, che i Ciampinesi vivono e vedono. Voi come li vedete e come vedete la città? 

“Quelli sono luoghi nostri”, dice Strazz e continua: “L’attaccamento alla città è irrazionale, ci abito, ci vivo. Spesso una cosa che dico in giro: E’ una merda, ma è la mia merda”. J ride: “Bella questa! Si, ci appartiene per vissuto. Non è la città dei sogni… Ma è la nostra città”. 
J: “Non abbiamo la pretesa di dire qualcosa che gli altri non vedono. Sicuramente noi raccontiamo qualcosa che è il nostro vissuto”. Strazz: “Poi il Ciampinese medio non so cosa vede, è come dire l’umano medio..”. “Si, che poi magari è anche stupido e ci dobbiamo immedesimare qualche volta”. Conclude J.

La sesta traccia “Fallout” dell’EP racconta in formato crossover con la collaborazione del Tristo una città apocalittica. Sicuramente non è Ciampino, ma quanto effettivamente è  Fallout? 

“Diciamo che il testo lo ha fatto Gigi, in arte il Tristo, il ritornello lo abbiamo fatto 10 minuti prima di entrare in studio. E’ stata una esperienza formativa, per la spontaneità del lavoro. Nella soggettività di Luigi probabilmente c’è qualcosa. Un proiettarsi non tanto nel futuro, ma nelle sensazioni di una Ciampino che esiste”. Ci dice J nel suo entusiasmo sul pezzo. Continua Strazz: “Anche se per me delle cose ci stanno, c’è l’aeroporto, le polveri sottili dentro casa. L’idea alla base era di fare un pezzo che ricordasse gli horror anni ‘70, Mario Bava e tante altre cose, con un buon gusto per il citazionismo”. 

Lo sapete, Officine Civiche si occupa di sociale e di Ciampino, è interessante capire come vedono la città gli artisti rispetto anche ad una scena romana. 

“Artisti è una parola grossa, grossissima!” mi risponde ridendo con umiltà Strazz. 
J: “Più che una visione, la componente sociale si lega più al genere che facciamo. La scelta del punk è perché non pretendiamo di essere artisti e poi esiste come genere da quarant’anni, ma noi raccontiamo qualcosa che abbiamo visto e descriviamo delle vicende. La scelta del genere è una scelta sociale e in tutto l’Oi! è così”.
Strazz: “Sì ma anche parlare di periferia, siamo fissati. Ciampino è periferia”.
J: “Anche Santa maria delle Mole.. Non ci sono le possibilità che ha Roma e lo abbiamo sempre vissuto questo disagio.” 
“Ma a questo punto neanche le vogliamo più.” conclude Strazz.

Invece, la scena dei locali a Roma, dei proprietari e dell’ambiente, com’è oggi nel 2020? 

“E’ viva” mi  rispondono, ma J precisa: “C’è una parte della scena che non capisce o non vuole capire l’ambiente e il genere, si rifanno all’east-side americano, dicendo cose che non ci appartengono. Ecco, forse i Plakkaggio HC sono stati i primi a capirla”.  
Invece per i locali, “già se dici che vieni da Genzano è un problema, perché non è sicuro che vengano i tuoi amici almeno a sentirti” – “Questo ci è accaduto con l’Alvarado Street, che sta al Pigneto e ci ha chiesto almeno una band di Roma, per essere sicuri che ci fosse gente.” 

E progetti per il futuro? 

“Siamo al lavoro su un nuovo EP, abbiamo qualcosa di pronto” – “Una collaborazione con Speroni, che è qui della zona e nuovi concerti”. E inoltre “aspettiamo la conferma di una data all’Eden, locale qui nella zona” – “Vogliamo diventare una band che fa almeno un concerto al mese, quantomeno per essere chiamata band”.