24 Aprile 2016 - Redazione - Divulgazione

Resistere, liberare, rinascere: il 25 aprile a Ciampino

Parlare di 25 aprile a Ciampino significa innanzitutto ripercorrere le vicende locali di una guerra globale, che ha lasciato sul nostro territorio i segni di un passato da ricordare per non ripeterne le cause, i moventi e i terribili epiloghi. Significa ricordare le bombe anglo-americane, che dal luglio al settembre del 1943 caddero su quella minuscola frazione di campagna, segnata nelle mappe alleate come obiettivo militare per via di quel tanto strategico aeroporto, distruggendo abitazioni e uccidendo civili. Il convitto delle Ancelle del Sacro Cuore, adibito a campo di addestramento militare, viene distrutto dai bombardamenti dei quadrimotori statunitensi. In tutto l’arco della guerra 11 militari ciampinesi cadono sul campo e 48 vittime civili periscono per le strade di Ciampino. 

Da lì in poi la storia parla da sé: L’otto settembre il nemico del Paese cambia volto, i partigiani ciampinesi svolgono un ruolo chiave nella lotta contro l’occupazione nazista dando supporto logistico e operativo agli alleati. Il partigiano Corradino Alunni fornisce preziosissime informazioni per la localizzazione del temibile cannone tedesco, nascosto nella galleria della linea ferroviaria Roma/Frascati. Il 13 settembre 1943 un maggiore dell’aviazione, il ciampinese Carlo Pirzio Biroli, perisce in Albania in uno scontro impari contro l’esercito hitleriano, dopo aver rifiutato l’ordine dall’Italia di consegnarsi ai tedeschi. Il 4 giugno 1944 gli alleati diretti verso Roma transitano nel nostro territorio. E’ l’inizio della Liberazione. Alunni (comunista), con Azeglio Martella (democristiano), Chiodetti (socialista) e Barnabino Santamaito (repubblicano), fondano un Comitato di Liberazione locale, tra i cui provvedimenti si interessa a far alloggiare nell’ex-collegio del Sacro Cuore le famiglie degli sfollati. 

Oggi parlare di 25 aprile significa ricordare tutto questo per guardare a un futuro che rinneghi per sempre l’intolleranza, i dispotismi e le guerre. La parola Resistenza rivela un concetto per noi ancora fondamentale. Non solo verso quei fascismi vecchi e nuovi, che siano giovani gruppuscoli che imbrattano i muri con slogan militareschi o politici incravattati che ieri inneggiavano al duce e oggi siedono in Consiglio comunale in una maggioranza che si definisce di “centrosinistra”. Resistere significa anche tenere gli occhi aperti e la testa alta contro l’indifferenza, l’illegalità diffusa, il razzismo, l’intolleranza, anche e soprattutto sui nostri territori. 

Perché il nostro territorio è la nostra pelle, una pelle intesa come tessuto sociale, una pelle martoriata in passato dalla più grande violenza che la storia mondiale abbia mai partorito. Le ferite su quella pelle sono ancora visibili, basti pensare all’IGDO, che aveva ospitato poveri e sfollati, fu devastato dalle bombe e non è mai guarito. Una ferita che dimostra quanto l’attenzione per la propria città, per i propri spazi, per la propria cittadinanza, siano la cura primaria agli orrori di ogni incuria totalitaria.  

Resistere, liberare, rinascere. Riusciamo a farlo, ancora oggi, a Ciampino?