18 Gennaio 2016 - Roberto Paris - Divulgazione

TamponTax: Finito di ridere, informatevi!

Devo fare un Mea Culpa.
All’inizio quando uscirono i primi articoli sulla #TamponTax avevo commentato la cosa usando un classico milanesismo “Va’ a laurà, barbùn”. Non tanto per l’argomento di per sé, dalle mie parti si è sempre parlato e discusso ogni argomento lontano da pudori senza senso, ma quanto per la classica frase “ma di tanti argomenti di cui si può discutere proprio di assorbenti bisogna occuparsi?”.

Come spesso accade però poi mi fermo a pensare, ed ho iniziato a leggere e ad approfondire l’argomento, grazie anche ad una chiacchierata con un buon amico di Officine Civiche. Sono andato a cercare più notizie sull’argomento, non era possibile che questi si soffermassero sulla questioni assorbenti (seppur notevole come soluzione), e infatti non è così.
 
Colpaccio mediatico a parte, la proposta portata da Possibile apre gli occhi su una questione poco battuta dai più noti sostenitori delle politiche sociali. Perché proprio di questo si sta parlando, di una sana proposta di Politica Sociale con una finalità VERA, finalmente, aggiungo io.
Parte dal presupposto che beni essenziali come appunto gli assorbenti, sono messi nel grande calderone dei Beni di Lusso, e non è giusto che siano tassati con l’Iva al 22%, ma sarebbe necessaria una tassazione ridotta al 4%. In alcuni Paesi questo sconto è già riconosciuto, in altri sono in atto delle vere e proprie lotte, l’Italia è ancora indietro.
La domanda mi viene spontanea, come può essere considerato un bene di lusso avere le mestruazioni e ovviamente fare uso di assorbenti o tampax?
Una cosa del genere accumuna tutte le donne, di razza o religione diversa, di tutto il mondo. Come posso essere considerati di lusso beni di questo genere nel nostro Paese?

Facendo una brevissima panoramica, le nostre care cugine francesi e inglesi sono scese in piazza per protestare contro quella che viene considerata una tassa iniqua e sessista, spingendo addirittura i loro Primi Ministri a rilasciare dichiarazioni ufficiali sulla questione (prima Cameron, poi Valls).
Precisando per correttezza, che a Londra il Parlamento inglese ha rigetto la proposta di ridurre la Tampon Tax. Perché nel 2000 il Governo laburista di Tony Blair aveva abbassato l’IVA sui prodotti sanitari dal 17,5 al 5%. La misura bocciata pochi mesi fa prevedeva di abolire la “tassa sui Tampax” portando l’Iva del 5 allo 0%. In altre parole, quello che chiedevano i parlamentari promotori erano tamponi esentasse per tutte, come accade per esempio in Irlanda.
Il rifiuto è stato motivato dal fatto che, l’ulteriore diminuzione sarebbe andata contro le leggi comunitarie.

Tornando nel Bel Paese, la questione è che in media ogni donna spende ogni mese per quarant’anni un minimo di quattro euro al mese per una confezione di assorbenti, cifra arrotondata al ribasso (che non tiene conto di tante altre “variabili”).
L’IVA sui prodotti igienico-sanitari femminili è al 22% poiché non vengono considerati prodotti essenziali, come il pane, la pasta, ecc.
Nonostante la loro importanza sia vitale per ogni donna, per il nostro Governo non sembra essere cosi essenziale.
Parafrasando le parole del buon amico di prima, non è una questione di Civati o non Civati, ma di un problema reale (se si pensa a tutte le battutine ancora in corso dentro uffici, associazioni, partiti ecc.  che ancora , ahimè, si fanno) di cui non si parla abbastanza e si ha un pudore non giustificato quando si sente solamente nominare la parola mestruazione.

Il problema non è solo delle donne, il problema è di tutti, anche degli uomini: basti pensare alla propria ragazza, alla propria madre, alla propria sorella, alle proprie figlie magari. Quindi dopo esservi fatti una risata, fermatevi, prendete fiato e date anche una letta in più sulla faccenda.
Vi farà solo che del bene, come lo ha fatto a me.