14 Ottobre 2021 - Guglielmo Abbondati - Beni Comuni e Territorio

Città rigenerative

Con l’approvazione della Legge regionale 11 agosto 2021, n.14 (Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2021 e modifiche di leggi regionali) è stato ampliato il perimetro del Parco suburbano dei Castelli romani di quasi 800 ettari di nuovo territorio, riconosciuto meritevole di tutela. L’estensione del cuneo eco-archeologico dell’Appia Antica, con l’ampliamento del perimetro del 2018 prima e la connessione con il Parco dei castelli poi, ha rafforzato quel fenomenale corridoio ecologico in divenire tra i Castelli romani e le mura Aureliane.

Un ecosistema territoriale unitario di oltre 50km lineari e 20.000ettari che riconnette l’antico Vulcano laziale al cuore della Capitale. Al centro i 16 km della Regina Viarum, asse del parco, le sorgenti di acque minerali (Appia, Capannelle, Egeria, San Pietro) alcuni tratti superstiti del fiume sacro Almone, le tipiche forre ed ampie aree naturalistiche da preservare.

Ai margini di questo straordinario patrimonio paesaggistico e naturalistico, ricco di storia e biodiversità, preme il tessuto espansivo della periferia romana, che negli ultimi 10 anni ha visto insediare complessivamente nell’area metropolitana oltre 300mila residenti, “espulsi” dal centro storico della Capitale, in virtù dei processi di terziarizzazione che a Roma hanno avuto una crescita molto più elevata che altrove. 

Sono dati che ci dicono di un impressionante consumo di suolo, dato da una domanda di nuove case che si è orientata prevalentemente verso basse densità abitative: è la grande villettopoli paventata da Antonio Cederna alla fine degli anni 70, quando conduceva la sua strenua battaglia a difesa dell’Appia Antica. I rapporti annuali dell’ISPRA ci dicono che in questo tratto a sud est della capitale si registrano tra le maggiori percentuali di consumo di suolo dell’intera area metropolitana.

La crescita di oltre 2.000 ettari di territorio tutelato va dunque oltre l’obiettivo di porre un argine a questa impressionante bulimia edificatoria ed arrestare la speculazione immobiliare, che in queste aree aveva già in atto importanti progetti di trasformazione, ma intende promuovere la funzione strategica delle infrastrutture verdi e blu nei processi di rigenerazione urbana.

La rigenerazione urbana, al di là degli interventi sulle componenti fisiche delle parti più pregiate delle città, dovrebbe incidere profondamente nei contesti sociali e ambientali dei quartieri, se non vuole rimanere la consueta leva per aumentare solamente la rendita immobiliare privata. E il contesto urbano bisogna innanzitutto studiarlo bene.

Qui siamo di fronte alla tipica diffusione scomposta di ville e villette, un aeroporto intrappolato tra densissime aree residenziali, un frammento incoerente di condomini ed aree artigianali. Come operare dunque in questo contesto un processo di autentica rigenerazione? Basta mettere insieme strumenti di semplice partenariato pubblico-privato o agire sulla solita leva dei premi di cubature e di altri incentivi di natura fiscale come il super ecobonus 110, per riqualificare questo aggregato edilizio, in parte spontaneo e abusivo?

Si parla molto, in sede europea (green deal), anche tenendo conto del contesto della pandemia da Covid-19, di ecologia, sviluppo sostenibile, della necessità di ridurre sia l’iniquità sociale che l’impronta ecologica del nostro modo di produrre e consumare (de-carbonizzando l’economia) e di prepararsi, contestualmente, alla grave crisi climatica in atto provocata dall’immissione di gas climateranti in atmosfera, attrezzando le nostre Città e i nostri territori in modo che diventino resilienti.

La sfida attuale non è creare città sostenibili, bensì rigenerative, fare in modo cioè che non sfruttino solamente efficientemente le risorse o che abbiano basse emissioni, ma piuttosto che aumentino i benefici che l’ecosistema gli offre. Servono strategie e piani a lungo termine che mirino a ricostruire la relazione tra città e il proprio territorio circostante, ma anche quello più distante da cui traggono le proprie risorse vitali. Serve perciò riqualificare il paesaggio da cui dipende la città, pesantemente compromesso dalle trasformazioni urbane espansive degli ultimi decenni.

In questa direzione occorre indirizzare le politiche di rigenerazione urbana se si vuole riqualificare e recuperare vaste aree degradate delle periferie delle nostre città. Un programma strategico locale, concreto e operativo, capace di preparare la Comunità e il territorio ad una vera transizione ecologica.